L’intervento di Marco Calvo, amministratore della E-text, al “Forum P. A. 2002”:
Il content management Forum P. A., 6 maggio 2002, ore 16:00
Si sente parlare ormai con una certa frequenza di Internet per il cittadino, e di espressioni quali stato digitale, carta di identità elettronica, firma digitale. Il più delle volte questi argomenti sono trattati in articoli pieni di terminologia tecnica e giuridica, capaci di creare sconcerto anche nel più volenteroso lettore. In realtà l’argomento è di estremo interesse, e avrà in breve tempo conseguenze molto concrete nella vita di tutti noi. Ciò che è più importante, saranno conseguenze in gran parte positive.
Una vera attenzione del governo italiano nei confronti di Internet, per qualche complesso intreccio tra economia, politica e pubblica opinione, si è svegliata con ogni probabilità solo tra la fine del 1999 e i primi mesi del 2000. Apparentemente, in coincidenza almeno temporale con lo straordinario boom in Borsa delle società che si occupano di nuove tecnologie, quasi che solo il suggello dei mercati finanziari avesse il potere di rendere reale ciò che tecnici, economisti ed esperti annunciavano e ciò che milioni di utenti Internet nel mondo avevano già compreso da qualche anno.
Rimproverare al governo italiano (anzi, ai vari governi che si sono succeduti negli anni) i ritardi e i limiti di questo risveglio è uno dei faticosi doveri di chi vorrebbe un paese più moderno, che investe – ovviamente per il suo stesso bene – più risorse in tecnologia, ricerca e formazione. Un dovere faticoso, perché sappiamo bene che per cambiare mentalità alla nostra classe dirigente non bastano gli sforzi di chi ormai da decenni tenta di spiegare come un paese povero di risorse naturali come l’Italia debba puntare sulla tecnologia e sul terziario avanzato. Faticoso perché sembrerebbe non esserci politico, o funzionario della pubblica amministrazione, che neghi i disastri prodotti dalla pesantissima burocrazia italiana, fatta di procedure complesse e talvolta addirittura stupide, salvo poi non fare nulla per agevolare il lavoro di quei pochi che cercano di innovare (ricordiamo ad esempio che la legge sull’autocertificazione ha impiegato ben 30 anni
per divenire operativa, una assurdità tutta italiana).
Eppure, tutti i cittadini italiani informati hanno il dovere di insistere, di fare pressione. Se è vero che l’Italia non ha mai avuto un piano organico di sviluppo informatico, che di anno in anno tampona affannosamente le emergenze, che si è rassegnata al ruolo di inseguitrice, è anche vero che ci sono parti vitali nel nostro paese, che ci sono dirigenti e funzionari che, al di là delle chiacchiere, compiono azioni concrete.
La firma digitale, la carta di identità elettronica, e le altre novità che vanno affacciandosi, promettono se non altro di ridurre il peso enorme della burocrazia. Costituiscono una opportunità concreta. Ci sono difficoltà tecnologiche, ci saranno tentativi di ricostruire i personali feudi di potere, c’è uno sforzo formativo che tutti gli Italiani dovranno compiere. Ma se riusciremo ad assistere realmente alla nascita di uno Stato capace di erogare servizi al cittadino sfruttando appieno le potenzialità offerte dal mondo della rete e delle tecnologie digitali, milioni di ore/lavoro l’anno e una enorme quantità di risorse non verranno più spese in attività secondarie.
L’informatizzazione dello Stato è inoltre la chiave per rendere più semplice la nostra vita, che per mille altri motivi va invece complicandosi. Tutti coloro che guardano con diffidenza un computer troveranno contraddittoria questa affermazione. Ma in realtà, nel momento in cui, semplicemente dichiarando la nostra identità, un qualunque ufficio pubblico potrà reperire in modo autonomo tutti i certificati che gli occorrono, e verificare ciò cui abbiamo diritto, la nostra vita sarà più semplice. Alcuni già ipotizzano un Ministero delle Finanze che compili al nostro posto le dichiarazioni dei redditi, senza timore di sbagliare (e se sbaglia, responsabilità sua) e con un sensibile abbattimento dell’evasione fiscale, premessa per una riduzione strutturale delle tasse.
Non sappiamo ancora quanti di questi progetti si concretizzeranno, e in alcuni casi non mancano rischi e aspetti problematici, a cominciare da quelli legati alla tutela della privacy; ma finalmente anche nel rapporto tra società e istituzioni stanno per applicarsi modelli organizzativi più efficienti e moderni.
Naturalmente per sfruttare appieno le possibilità che Internet, la firma digitale e le altre innovazioni ci offrono, è necessario che anche lo Stato si doti di sistemi informativi sofisticati, che facciano propri alcuni requisiti ormai fondamentali. Tra i principali, per quanto riguarda gli utenti, possiamo citare:
- usabilità
ovvero la creazione di siti Internet, ma anche CDROM e altri sistemi informativi, facili da usare, dotati di interfaccia coerente e razionale. L’usabilità, molto in voga di recente, è un obiettivo difficile da raggiungere. È necessario che nella cultura dei dirigenti pubblici si affermi ancora di più il concetto che una informazione non comprensibile o non raggiungibile, è una informazione inutile; - accessibilità
Internet può costituire uno strardinario strumento per abbattare barriere che molto spesso più che architettoniche sono mentali. Internet, nelle sue recenti evoluzioni dettate dal World Wide Web Consortium con la Web Accessibility Initiative, è accessibile a non vedenti, ipovedenti e altre categorie di portatori di handicap; - affidabilità
è necessario che i cittadini imparino a fidarsi delle informazioni che trovano on-line. Perché ciò avvenga, come è ovvio, è imperativo che i siti Internet delle pubbliche amministrazioni siano verificati. Internet non è più un esperimento, può e deve diventare uno dei principali canali di comunicazione Stato-cittadini; - efficienza
anche la tempestività di una notizia, oltre alla sua affidabilità, spesso fa la differenza. Dai bandi di gara, alle circolari. Tutti devono potere accedere alle medesime informazioni in tempi certi.
Sistemi informativi sofisticati devono tenere conto delle esigenze di chi produce informazione, nel nostro caso, lo Stato. Ecco allora che entra in gioco il moderno content management. Non è possibile in questa sede esaurire l’argomento, limitandoci perciò ad alcuni punti essenziali, citiamo:
- facilità d’uso
un buon sistema di content management deve liberare il redattore web dalle difficoltà tecniche. Un sistema informativo che richiede redattori altamente qualificati è un sistema destinato ad avere altissimi costi di gestione; - sistemi tecnologicamente all’avanguardia
il content management muove ora i primi passi; solo i prodotti più aggiornati tengono conto dei principali dettami a proposito di accessibilità e usabilità; - strumenti di diagnosiun buon sistema di content management deve disporre di strumenti che automaticamente rilevano i collegamenti ipertestuali spezzati, i contenuti non accessibili, i documenti troppo pesanti da scaricare, ecc. Un sito Internet è come un organismo vivente: ha bisogno di un suo sistema immunitario, che individua gli inconvenienti e li affronta.
- Per un approfondimento:
- Frontiere di rete, editori Laterza
di M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. Zela
capitolo: Internet per il cittadino
- Per commenti:
- Marco Calvo
calvo@e-text.it
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